Teatro

Luciano Melchionna e la casa chiusa dell'arte

Luciano Melchionna e la casa chiusa dell'arte

Un format provocatorio, dove gli artisti si vendono al migliore offerente. Con oltre 387 repliche e 374.000 spettatori è già diventato uno spettacolo cult nel panorama contemporaneo. Il regista ci parla di come nasce questo progetto e del suo rapporto con esso.

Luciano Melchionna è regista di “Dignità Autonome di prostituzione”, spettacolo nato dal format di Betta Cianchini e Luciano Melchionna, n format provocatorio, dove gli artisti si vendono al migliore offerente.

DADP è una performance singolare dove gli attori rigorosamente in vestaglia o giacca da camera, adescano e si lasciano adescare dai clienti/spettatori che, muniti del denaro locale acquisito con il biglietto d'ingresso, contrattando il prezzo delle singole prestazioni artistiche. Il regista ci parla di come nasce questo progetto e del suo rapporto con esso.

Come nasce il format DADP?
Fondamentalmente dalla volontà di ridare “dignità” al mestiere dell’attore, pronto anche a prostituirsi per vendere la propria arte, a dispetto della situazione di crisi in cui versa il settore teatrale e culturale italiano da anni. All’inizio l’idea che firmo con Elisabetta Cianchini sembrava una follia mentre era in realtà una pura provocazione alla quale hanno risposto artisti, pubblico e critica in modo sperato ma inaspettato nella modalità e nelle proporzioni.

Il suo rapporto con questo progetto, cosa rappresenta per lei?
E’ un progetto a sé. Ogni sera ha contenuti differenti e ineguagliabili. Cambiano le location gli attori, il pubblico. Quindi devo, ogni volta, tenere il timone di una nave che solca onde differenti. Come scrivere e leggere un nuovo libro ogni sera, un libro che regala a me per primo un’infinità di emozioni e gratificazioni.

Come è cambiato lo spettacolo dal 2007?
Come ho detto prima non c’è stata mai una serata uguale all’altra: è uno spettacolo in continua evoluzione per migliaia di variabili che vengono dal pubblico, dagli attori, da me. Stati d’animo che devono miscelarsi per creare un’energia che invada tutti. E io devo stare attento a ogni sfumatura. Se uno spettatore rimane in disparte, ad esempio, io e i miei meravigliosi artisti cerchiamo di conquistarlo, amabilmente, cercando la chiave che permetta di aprire la sua porta.

Da chi è composto il Cast? Cambiano in ogni data?
Cambiano e si alternano sempre. Può capitare anche che amici mi chiamino per chiedermi di partecipare allo spettacolo e quindi ecco che all’improvviso arrivano Giorgia Trasselli, Carolina Crescentini, Silvia Mezzanotte, Paola Barale, Stefania Rocca, Antonella Elia, Fiordaliso, Francesco Montanari e moltissimi altri. Allora affido loro i miei monologhi, e cucio addosso al singolo un abito su misura. Ospiti che vanno ad arricchire serate già disegnate al millimetro ma che lasciano sempre spazio all’ignoto.

Chi saranno gli attori fiorentini?
Il casting è stato lungo e approfondito, come al solito. Per me un provino non ha una durata breve o pre-definita. Oltre a valutare la “recitazione” del candidato, devo entrare dentro alla sua essenza. Quella mi interessa più dell’abilità attoriale che dev’essere già di altissimo livello: meritocrazia è un’altra parola d’ordine per DAdP. Firenze è stata una bella piazza che mi ha portato attori davvero interessanti, come avrete modo di verificare.

Il segreto delle oltre 387 repliche e 374.000 spettatori?
Forse la coerenza, la sincerità, l’urgenza, l’entusiasmo, la spettacolarità, l’esigenza di continuare a coinvolgere persone in una dimensione parallela nella quale non ci sono ceti sociali, età, percorsi personali a fare da minimo comune denominatore, ma solamente la voglia di cambiare le cose. Se è vero che quando una farfalla batte le ali cambia qualcosa anche dall’altra parte del mondo, io spero che quello che succede a Dignità faccia altrettanto. Devo dire che spesso mi capita di constatare che ciò avviene eccome ma è difficile spiegarlo a parole: DAdP è un’esperienza da vivere e allora si torna e si ritorna in quella che è stata definita “l’isola che non c’è’.

Esiste un DADP 2.0?
Non sono tecnologico. Dignità è in continua evoluzione ma la definizione 2.0 rimanda nella mia immagine a qualcosa che cancella il passato, mentre ogni edizione è l’evoluzione della precedente. Dignità era, è e sarà sangue, sudore, sorrisi e lacrime. In un mondo sempre più virtualmente connesso, io sento ancora l’esigenza di vivere il tatto, il sapore, il gusto, l’olfatto, la vista. Il cuore deve battere forte, a questo non rinuncio.

Qualche aneddoto o curiosità
Una volta  un parroco ha tentato di censurare lo spettacolo fermandosi, probabilmente, al titolo che, purtroppo, ancora oggi spaventa i benpensanti. Sembrava dovesse saltare tutto mentre una sorta di sommossa popolare ha creato i presupposti perché questo non accadesse. Alla fine, infatti, si è scusato. Molto più divertente, invece, la volta in cui un gruppo di turisti tedeschi è entrato convinto che fosse veramente un bordello. Immaginate lo stereotipo del turista tedesco con la pancia piena di birra che si avvicina a una delle attrici e le fa avances sessuali… ma soprattutto lo stupore del rubicondo crucco quando gli è stato spiegato l’equivoco.

 

Per info e dettagli sullo spettacolo leggi la SCHEDA SPETTACOLO.